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Chiedilo a... Fabiana Andreani



Vi siete mai chiesti come farvi notare già dal vostro curriculum? Avete mai avuto paura di dire la cosa sbagliata ad un colloquio? Vi siete mai chiesti cosa colpisce un recruiter?

Noi sì. È per questo che abbiamo deciso di intervistare Fabiana Andreani, meglio nota su Instagram e TikTok come @fabianamanager.


Fabiana, chi sei e cosa fai nella vita?

Sui social sono @fabianamanager, nella vita in realtà sono Fabiana Andreani e mi occupo di formazione post laurea e orientamento. Aiuto i ragazzi a proiettarsi dall’università al mondo del lavoro. Non do risposte certe ma degli strumenti su cui poi andare a basare le proprie scelte.


Come mi faccio notare da un’azienda se non ho esperienze lavorative da inserire nel curriculum vitae?

Sicuramente avrai degli interessi,degli hobbies o avrai studiato delle lingue, sviluppato competenze software e digitali. Nessuno si aspetta che un neolaureato abbia esperienza, quello che invece ci si aspetta da te è la motivazione. Nel curriculum puoi evidenziare alcuni esami che hai dato, il titolo della tesi se attinente o progetti che hai svolto anche a livello individuale (un blog, un e-commerce, una collaborazione con testate giornalistiche, ecc.). Per alcune posizioni sono poi importanti le competenze informatiche e in particolare il tanto bistrattato Excel. In generale, il mio consiglio èorientare i tuoi interessi e il tuo curriculum verso il tipo di posizione per cui ti candidi.


Nella tua esperienza, quali sono i tre elementi o fattori che saltano subito all’occhio ad un colloquio?

In un profilo molto giovane, dove non c’è un’esperienza su cui basare delle aspettative, a me colpisce molto la modalità di approccio. Anche in un’intervista telefonica, è importante mostrarsi sicuri, interessati e positivi perché i primi minuti sono fondamentali per settare le aspettative. A me poi piace molto anche la sicurezza con cui qualcuno si presenta. Non vuol dire essere boriosi ma essere sicuri e in qualche modo orgogliosi del proprio percorso. Questo è valido anche nel caso in cui qualcuno abbia fatto delle lauree che, apparentemente, non c’entrano nulla con la posizione per cui ci stiamo candidando. In ultimo, ma non meno importante, l’essersi informato sull’azienda e sulla posizione per cui ti candidi.


Quali sono invece i tre elementi o fattori che ti fanno scartare un candidato?

Il ritardo e la poca cura con cui scrivi un curriculum fanno abbassare moltissimo le aspettative. Un curriculum esteticamente non curato, poco leggibile e con refusi influisce tantissimo sulla valutazione della persona perché il messaggio che passa è quello di aver investito poco su quello che di fatto è il tuo biglietto da visita. Anche la poca informazione. Le aziende non vogliono persone che sono lì per caso ma vogliono persone motivate e che abbiano interesse a crescere all’interno di quella singola professione.


Quali informazioni deve sapere sull’azienda in cui devo fare il colloquio?

Come si pronuncia il nome dell’azienda! Soprattutto se straniera o con un nome particolare. Sapere il nome della persona che incontri, io ad esempio mi chiamo Fabiana Andreani ma molto spesso vengo chiamata dottoressa Fabiani o Adriana. Queste figure mettono già un’atmosfera glaciale, meglio evitarle.

Altre informazioni sono invece sicuramente dove opera l’azienda, il volume dei suoi affari, i suoi prodotti e i suoi competitors.


È meglio selezionare le aziende a cui inviare il curriculum o puntare sui numeri?

Gli invii devono essere sempre ragionati. Al recruiter deve essere chiaro perché tu vuoi candidarti per quella posizione. È bene poi tener traccia anche di quelli che sono gli invii. I curricula devono essere inoltre adeguati alla candidatura orientando i nostri interessi e studi ad un profilo piuttosto che un altro.


Secondo te l’età può essere un problema?

Dipende molto dal tipo di posizione. Per posizioni di stage ed entry level l’età conta e in particolare per alcune azienda e funzioni, dove abbiamo sviluppi di carriera molto veloci, come ad esempio nel marketing. Se c’è una cosa che si guarda sempre in un curriculum di una persona giovane è il tempo di completamento degli studi. Nel caso fossimo andati fuori corso è bene evidenziare dei fatti che possano colmare questa lacuna e segnalare quindi esperienze come un Erasmus, il servizio civile o che si è lavorato nell’azienda di famiglia. Può succedere che nella nostra vita abbiamo dei periodi in cui non abbiamo né lavorato né studiato. In questo caso, tranne che per malattie, cerchiamo di colmare con corsi, attività di volontariato, esperienze e così via.


Come faccio a farmi ricordare ad un colloquio? Come faccio a farmi notare?

Io mi ricordo molto le persone brillanti, che si pongono in maniera positiva e che esprimono la loro motivazione in modo costruttivo. Un atteggiamento maturo, positivo, non spaventato e soprattutto adeguato al contesto. Persone che si presentano con un dovuto standing, che rispondono in maniera concisa e mirata, che fanno capire la loro motivazione ti rimangono in mente in mezzo ad una serie di colloqui.


Come mi faccio invece notare ad uno stage o comunque sul posto di lavoro?

Prima di tutto, la puntualità. Arrivare in ritardo e mostrarsi poco flessibili sono elementi che possono pesare in fase di valutazione. L’altra cosa è invece la volontà, il fatto di essere disponibili e chiedere. Infine direi anche l’umiltà. Il non voler essere subito sulla cresta dell’onda ma saper piuttosto ascoltare e osservare. Piano piano è utile anche cominciare a rendersi in un certo senso indispensabili. Cerchiamo di fare una cosa, farla nostra e farla bene. In questo modo, quando ci sarà la valutazione dello stagista, il nostro sarà un ruolo che abbiamo gestito bene e che ci rende più difficilmente sostituibili. So che all’inizio può sembrare strano ma purtroppo dobbiamo anche farci valutare e fare in modo, nel nostro piccolo, di renderci memorabili.


Queste erano alcune delle domande che abbiamo fatto a Fabiana e se desideri saperne di più puoi ascoltare il nostro podcast! Continua a seguirci per rimanere aggiornato e leggere la seconda parte dell’intervista.

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